LA NOSTRA VOCE – Apprendimento permanente e accesso ai diritti

LA NOSTRA VOCE – Apprendimento permanente e accesso ai diritti

L’instant book risultato dell’annualità 2022 del progetto Fqts, elaborato a Salerno, durante l’evento conclusivo dal 16 al 18 dicembre. Qui il Documento Finale 

Il diritto all’apprendimento permanente è alla base di un nuovo approccio alla crescita, allo sviluppo e al progresso sociale. Una strategia di innalzamento delle competenze, e la costruzione di un sistema integrato per l’apprendimento permanente sono scelte indispensabili per un’economia che torna a crescere puntando su qualità, green economy, ricerca e innovazione e su un welfare capace di attivare le persone e non solo di assisterle.
Le politiche per l’apprendimento permanente giocano un ruolo cruciale: è necessario per la ricostruzione del paese contrastare l’analfabetismo funzionale e digitale e sviluppare un sistema
integrato per garantire il diritto al life long learning.
L’Unione Europea, già dal 2016 con la Raccomandazione “Upskilling Pathways” ha indicato l’obiettivo di garantire agli adulti “low-skilled” l’accesso a percorsi di miglioramenti per acquisire un livello minimo di competenze alfabetiche, matematiche e digitali, puntando a raggiungere una qualifica o un diploma.

Reti Territoriali per l’apprendimento permanente. Il ruolo del TS nei contesti di apprendimento non formali è ritenuto indispensabile perché nella prospettiva dell’apprendimento permanente è la persona a essere posta al centro e, in qualsiasi momento o luogo apprenda, ha diritto al
riconoscimento del sapere sviluppato e a continuare ad apprendere. Nelle Reti Territoriali l’offerta formativa non formale del Terzo Settore arricchisce i contesti territoriali, coinvolge persone a rischio esclusione sociale, grazie anche all’utilizzo di metodologie non frontali e interattive, alla flessibilità dei suoi percorsi formativi, alla valorizzazione delle relazioni interpersonali e dell’integrazione tra prestazioni sociali e offerta culturale. I patti educativi di comunità rappresentano una strategia fondamentale per l’innovazione del sistema educativo italiano e di un nuovo modello di governance per contrastare la povertà educativa.
La pandemia, infatti, ha messo in evidenza quanto le fragilità del nostro sistema educativo e di
istruzione siano fra le principali cause di dispersione, abbandono e insuccesso scolastici di ancora
troppi ragazzi e ragazze, con una acutizzazione di questi fenomeni fra le categorie sociali più fragili
per condizione personale, di origine familiare e territoriale.
La scuola svolge nel nostro Paese un ruolo di forte tenuta sociale delle comunità, ma come la pandemia ha evidenziato in modo rilevante, da sola non riesce a rispondere a tutti i complessi bisogni educativi che si manifestano in tempi, spazi e modi che sono anche al di fuori del contesto scolastico.

I patti educativi di comunità, in tal senso, rispondono a questa necessità di ampliare una responsabilità educativa che integri più soggetti, più spazi, più tempi per una infrastruttura educativa inclusiva e diffusa sui territori. In questa strategia di sviluppo di sistemi educativi integrati gli Enti del  Terzo Settore possono rappresentare un fattore decisivo per contrastare la povertà educativa, ampliare i servizi educativi per l’infanzia, sviluppare l’interazione tra scuola, mondo del lavoro e comunità territoriale, sostenere il diritto all’apprendimento permanente. L’interazione con i soggetti il Terzo Settore, inoltre, apre ai percorsi dell’apprendimento formale l’opportunità di valorizzare il patrimonio
culturale e naturale locale e, più in generale, tutte le conoscenze, abilità e competenze acquisite
dalla comunità mediante l’apprendimento non formale e informale.

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